25 settembre 2007

Come si crea un annuncio pubblicitario

Molti giovani che aspirano a fare questo mestiere, insieme al fumo di sostanze psicotrope nei corridoi di licei accademie e scuole varie, si chiederanno come viene prodotto in pratica un annuncio pubblicitario all'interno di un'agenzia. Bando dunque alle ciance teoriche di cui vi rimpinzano manuali e professori, e ascoltate come funziona realmente questo magico processo che porta a intasare di parole patinate e immagini ritoccate le pagine di riviste e quotidiani.

Come ogni giorno, alle due e venti del pomeriggio, il copywriter jr rientra in agenzia dalla pausa pranzo, insieme al suo inseparabile compare art director jr. E come ogni giorno, alle due e venti del pomeriggio, l'account jr, che non mangia MAI insieme ai creativi e rientra SEMPRE in orario, li sta aspettando entrambi da venti minuti con la sua cartellina in mano.

I tre si trasferiscono allora nella sala riunioni (se è vuota - cioè mai) o alla scrivania di uno dei tre (se la sala riunioni non è già occupata da un altro trio avente grado senior nell'agenzia - cioè sempre). Qui, diligentemente, l'account jr sintetizza il briefing di 128 pagine ai creativi, spiegando nei minimi dettagli le richieste del cliente riguardo l'aspetto dell'annuncio. Nel frattempo, il copywriter jr si tiene occupato sbirciando nella scollatura dell'account jr e l'art director jr facendo schizzi per il suo fumetto online.

Quando l'account jr finisce di parlare e se ne va a limarsi le unghie, di solito non prima di venticinque minuti, nessuno dei due ha ascoltato una sola parola sul lavoro da fare. La tecnica consolidata, a questo punto, prevede che il copywriter jr sbircia nel brief la breve frasetta idiota scritta sotto "main benefit" e la parafrasa in tre secondi netti in un'altra frasetta ancora più breve e idiota (che diventerà l'headline definitiva dell'annuncio).

La passa subito all'art director jr e poi occupa le tre ore successive a giocare a lot (gdr nel quale, grazie a tutto il tempo rubato al lavoro d'agenzia, mi manca poco per diventare vicemaster in una delle gilde più blasonate). Dal canto suo, l'art director jr apre Indesign, sceglie una foto a caso dal database di immagini fornito dal cliente - il quale con astuto senso del risparmio si rifiuta di sganciare grano per i diritti di altre immagini o, peggio, il compenso di fotografi e/o illustratori - e ci appiccica subito l'head con un carattere base tipo helvetica o ms sans serif, passando poi a lavorare sulla nuova tavola del suo fumetto online, anche lui per tre ore.

Quando manca poco alle sei, e un quarto d'ora alla consegna del lavoro, il copywriter jr manda per email all'art jr un paragrafo di testo ricopiato in fretta e furia dalla prima pagina del brief, l'art jr lo incolla sotto la fotografia, ci aggiunge il marchio del prodotto in basso a destra e voilà, l'annuncio vivente è pronto.

A questo punto, in cinque minuti, i due scelgono un'altra fotografia dal database, l'art jr la stravolge con fotoritocchi e filtri improbabili, il copy jr ci aggiunge sul momento una frase oscena e surrealista, il marchio del prodotto viene aggiunto in alto a destra e voilà, l'annuncio fantasma è pronto.

Quest'ultimo viene fatto vedere soltanto alla coppia di copy-art sr e (se non è fuori a puttane) al direttore creativo, che approvano elogiando le capacità creative dei sottoposti - del resto l'annuncio fantasma è stato costruito apposta per quest'unico scopo - mentre il primo finisce diretto nelle mani dell'account jr e quindi del cliente, ambedue soddisfatissimi per la cagata che viene passata subito in stampa, senza richiedere ulteriori sforzi di modifica al duo jr - del resto l'annuncio vivente è stato costruito apposta per quest'unico scopo.

Così, alle sei in punto, dopo l'ennesima massacrante ma appagante giornata di lavoro, il copywriter jr e l'art director jr arrancano verso le rispettive magioni, mentre in basso scorrono i titoli di coda: "Arrivederci alla prossima puntata su come viene realizzato in pratica uno spot radio".



p.s.
Non sono stronzate.
Almeno dove sto io funziona davvero così.
Lo giuro.