4 luglio 2009

Corso per copywriter 1 - "Tonno Consorcio"

Ho deciso di aprire un corso online per aspiranti copy. Il corso è tenuto da me, si svolge qui, qualsiasi zozzone può partecipare e la retta ammonta a zero euri - il che lo rende il più istruttivo e onesto corso di pubblicità che esista nell'emisfero occidentale.

Assodato che la teoria in questo lavoro ha la stessa utilità dei brufoli sulle chiappe di un account, passiamo subito alla pratica:



Il primo esercizio del corso consiste nel serializzare questo recente capolavoro della reclame ittica. Per quanti non abbiano familiarità con la terminologia, significa semplicemente scrivere la prossima puntata dello spot, per renderlo una serie come quella di Tim con Fiammetta: prima il gruppo entra nel pub di Fiammetta, poi Fiammetta entra nel gruppo, poi il gruppo entra in Fiammetta, ecc...

Si partecipa postando le idee nei commenti, anche in forma anonima ma ricordandosi di lasciare almeno uno straccio di nickname. Sarà mia premura dispensare preziosi consigli a tutti i partecipanti, nonché spedire regolarmente gli scripts al creatore dello spot originale (lo farò davvero, non scherzo), che magari realizzerà una delle proposte.

Buon lavoro e arrivederci alla prossima lezione.

10 febbraio 2009

La direzione dell'arte.

Quando sono in procinto di suicidarmi con un cocktail di Jack Daniel's e Mastro Lindo e/o di iscrivermi alla scuola per spazzacamini, pur di non dover più intossicare la gente con panzane e truffe verbali tipo "Un diamante è per sempre" (e se ti cade nel cesso?), penso a quanto tutto sommato sia più misera e debilitante la vita dell'art director rispetto a quella del copywriter.

Gli art director, che a dispetto della qualifica l'unica cosa che hanno il potere di dirigere è il getto della loro pipì e se sono donne manco quello, somigliano un po' ai clown tristi.

In apparenza sempre sorridenti e pronti alla battuta, con le magliette spiritose - nei casi più tragici disegnate e realizzate in prima persona, i Seven Nation Army e i Coldplay tutto il giorno a palla e l'aria da playboy con qualsiasi gnugna under 65 si aggiri in agenzia.

In realtà, ominidi e donnette perennemente chine sui Mac (molte art sono tettone, dato che sono gravitazionalmente avvantaggiate nel mantenere la posizione, oltre che nelle selezioni del personale) a distruggersi i bulbi oculari per cercare immagini, ingrandire loghi e impaginare fregnacce, sotto la frusta di account che ogni mezz'ora richiedono modifiche da due ore, sputando sangue giorni notti e weekend su annunci per cui pregheranno non venga fatto il loro nome nel comunicato stampa.

Questo quando sono junior: una volta senior, oltre a continuare a sprecare l'esistenza smanettando la tavoletta grafica, qualche volta entrano in contatto con fotografi e registi, aumentando il proprio complesso di inferiorità verso chi davvero fa un lavoro creativo senza faticare quasi un cazzo.

Ma la differenza principale con i copywriter è che gli art hanno dieci volte meno tempo per leccare il culo a dc e ad, e questo spiega perché in Italia 8 dc su 10 sono ex copy, a parte quelli che sono in coppia con un copywriter che pietosamente li ha innalzati con sé: di regola, si tratta di copy maschi con art tettone.

5 febbraio 2009

Into the wild.

Nello smerigliato mondo della pubblicità le carriere funzionano così: 1) sequestri il figlio di un dc chiedendo come riscatto uno stage non retribuito nella sua agenzia; 2) una volta dentro, combini cazzate a ripetizione addossando sempre la responsabilità ai potenziali rivali per uno straccio di contratto a progetto; 3) ripeti l'operazione fino ad arrivare, dopo 15/20 anni di umiliazioni e stipendi da fame buttati in costose quanto inutili cure psicologiche, alla direzione creativa.

Un momento particolare nella vita di un pubblicitario è quando devi cambiare agenzia. Ciò si verifica nei seguenti casi: 1) per distrazione, hai commesso l'errore di addossare una tua cazzata a un creativo che è già stato licenziato, in maternità, in galera o morto suicida da mesi, facendoti clamorosamente scoprire; 2) hai osato non ridere alla trentesima battuta idiota quotidiana del dc esecutivo; 3) la tua agenzia è talmente in bancarotta che subaffitta i propri locali ai congressi dell'Udeur e, già che c'è, chiede ai partecipanti idee e layout per le gare senza rimborso.

Ecco quindi le operazioni che vengono messe in atto per trovare un nuovo posto:

1) aggiorni il portfolio sostituendo le campagne copiate dalle annate 1991/92 di Archive con quelle più innovative, per l'Italia, pubblicate sui numeri usciti nel 1998/99.

2) supplichi in ginocchio qualsiasi dc e creativo più senior di te di darti uno straccio di raccomandazione, arrivando a millantare di avere sul groppone un padre paralitico, una madre leucemica, un fratello tossico e quattro nonni chiusi nel polmone d'acciaio.

3) scrivi/telefoni/aggiungi come amico su facebook tutti i dc che trovi, cercando senza ritegno la loro protezione con affermazioni agghiaccianti tipo: "Secondo me il tuo ultimo film dovrebbe vincere il Grand Prix a Cannes, altro che quelle minchiate della Fallon."

4) nel caso nessuna delle tre funzioni, cerchi lavoro in un campo limitrofo e nel giro di breve tempo diventi un fotografo di grido, un pittore quotato, un regista di successo, un affermato giornalista o un romanziere pluripremiato.

Ma, grazie all'efficacia del sistema di spintarelle, pochissimi arrivano a valutare la quarta ipotesi. E questo spiega perché la fotografia, l'arte, il cinema, il giornalismo e la letteratura in Italia facciano cagare.

5 agosto 2008

Il ritorno.

Tadàààà! A svariati mesi di distanza dall'ultimo post, il blog risorge dalla cripta. Cosa mi è successo nel frattempo? Incredibile a dirsi, da qualche settimana sono stato assunto - anche se assunto è un termine meno adatto di incarcerato, per descrivere il contratto di merda che mi ritrovo - in una grande agenzia della city.

Non certo grazie a questo blog, che mi ha procurato solo mail di allucinati in cerca di consigli per diventare copy e sfigati in cerca di buzz per le loro campagnucce (no amico, non te lo faccio un post sul tuo guerriglia per la carta igienica con la quale hai ricoperto una statua di Garibaldi smerdata dai piccioni).

Semplicemente, ho scritto una mail a un certo DC e poi mi sono presentato al colloquio con sottobraccio il mio avveniristico portfolio A4 di campagne finte, badando bene di non metterci NULLA prodotto nella mia ex agenzia, alla quale auguro di subire un attacco terroristico nel corso di un terremoto mentre va a fuoco.

Il DC in questione doveva essere ubriaco e/o strafatto di coca e così mi ha preso a bordo. Nei giorni seguenti, però, ho notato che ha sempre lo stesso aspetto, quindi o è così di natura, o beve e si droga di continuo. Spero la seconda, almeno può nutrire una speranza di riabilitazione.

Eccitato dalla prospettiva di sputtanare il mondo dell'adv direttamente da uno dei suoi centri nevralgici, ecco quindi la decisione di riprendere in mano questa mia creatura. Per non farmi individuare, disseminerò le mie delazioni di cazzate (ad esempio, dimenticavo di dirvi che la mia mega agenzia si trova a Caltanissetta), ma in generale per l'80% saranno pure verità rivelate che avreste sempre voluto sapere ma non avete mai osato chiedere - e, se avete osato, ora fate i netturbini o i venditori ambulanti di caldarroste.

Stay tuned.

22 ottobre 2007

Le domande dei lettori vol. 1

Una lettrice del blog - che dice di non essere gnugna, quindi le rispondo solo in via del tutto eccezionale - mi chiede:

mi dai 3 buoni motivi per cui dovrei tornarmene nella mia città a fare la commessa in periferia anzichè continuare a fare sacrifici e caffè in un'agenzia?
1) Una mia amica fa la commessa in una piccola libreria di Milano. Passa la maggior parte del tempo a leggere libri e a parlare di libri con l'altra commessa e i clienti. Guadagna più di me. Si diverte più di me. E' più rilassata e felice di andare al lavoro di me. Ogni sera mi addormento sperando che la sua collega muoia e lasci libero il posto.

2) Le agenzie pubblicitarie scompariranno presto. Lo stesso identico servizio che fornisce un'agenzia con 80 dipendenti oggi lo può dare una sola persona con un pc. O due, se vogliamo conservare la filosofia della coppia creativa. La sola differenza è che un'agenzia si fa pagare cento volte di più. E i clienti, per quanto ritardati, iniziano a capirlo.

3) L'unico lato positivo di stare in un'agenzia pubblicitaria sono le account fighe. Dato che sei una ragazza, se non hai tendenze lesbo non ti resta dunque nessun motivo per stare in un'agenzia pubblicitaria.

13 ottobre 2007

Capire la pubblicità.



Alla 15esima volta che l'ho visto, esaurito l'effetto emotivo che provoca, ho notato una cosetta: la parete alle spalle del gorilla ha i colori corporate (bianco e viola) della confezione di cioccolato.

Parete che riveste visivamente il gorilla che invece ha il colore del cioccolato.

Il gorilla è con ogni evidenza (la personificazione del)la barretta di cioccolato, piena di gioia e di vitalità.

Tirando le somme, questo spot si regge tutto sulla scelta di art direction più banale e prevedibile che esista (l'uso dei colori corporate della marca), e sulla grande abilità con la quale è stata camuffata per mettere il prodotto al centro del messaggio pubblicitario senza fartene accorgere.

Così, questo spot funziona perchè è stato premeditato e progettato da pubblicitari consapevoli (e non da artisti schizoidi), con il massimo dalla razionalità e il minimo della creatività, e il cliente l'ha approvato perchè un bravo account gli avrà spiegato ciò, e non perchè fosse un cliente particolarmente coraggioso.

Qua è tutta questione di ingegneria, mica di creatività. Riguardatelo con attenzione.

Dice: "Assenza di premeditazione" e "L’idea è stata non avere idee". Maddeche? Certo che è stupefacente come in questo mestiere si possa arrivare a dirigere un'agenzia multinazionale senza capire niente di questo mestiere.

Me ne torno a giocare a lot che è meglio, va...